Oro, Spezie e Tulipani

Tecniche di neutralità al mercato

Last Updated on 27/07/2024 by bowman

Dopo due anni di forte correlazione tra asset come il 2018 ed il 2019 (basta guardare la mia tavola periodica dei rendimenti di qualche settimana fa) molti si interrogheranno su come si possa rimanere più neutrali al mercato.

Riflettendoci mi vengono in mente 4 tecniche principali per cercare una relativa ‘neutralità’ dall’andamento dei mercati finanziari:

1- Tecnica ‘Investimento Senza Rischio’
Azzerare (o ridurre fortemente, diciamo) il rischio mercato è ovviamente il metodo più ovvio per rendersi neutrale dal corso dei mercati, azionari o obbligazionari che siano. E’ il meccanismo che prediligono probabilmente la maggior parte degli italiani seguendo il vecchio principio del “non ci capisco niente/non mi fido/ho paura, quindi non investo”. In realtà non è che non investono, secondo me tutti investono, ma investono in strumenti (anche l’indebitarsi è uno strumento, per così dire short, anzi è una bella scommessa sui tassi, sul valore attuale e sull’inflazione) molto decorrelati dal mercato.
Conto deposito, liquidità pura (meglio se remunerata, ma ultimamente è difficile…), buoni fruttiferi, polizze vita a gestione separata, polizze di capitalizzazione (per le persone giuridiche), titoli di stato a breve/brevissimo… sono gli strumenti classici per rendersi ‘neutrali’.
Il problema è che il rendimento ultimamente è molto ridotto, e soprattutto, è spesso inferiore al rischio. Ma se sono risk free? Beh… ditelo a chi aveva un milione di euro in un conto deposito di Banca delle Marche qualche anno fa. In realtà il rischio è slegato da fluttuazioni di mercato, ma prevede di solito un’esposizione creditizia verso un emittente, che è molto raro porti all’insolvenza (sulla base della storia passata), ma che rappresenta un rischio ‘totale’ che è difficile calcolare se viene ‘ripagato’ dal rendimento al molto basso (il rendimento effettivo è dato ovviamente dal rendimento nominale – tasse – costi – inflazione). Il dramma è che, calcolando il rendimento con questa formula (soprattutto considerando la propria inflazione reale individuale) spesso il vero rendimento di queste forme di ‘investimento’ è negativo.

2- Tecnica ‘Flessibile’
Alcuni fondi flessibili sembrano essere davvero indipendenti dalle principali asset class del mercato. Chi in questi anni ha investito in H2O Multibonds me lo insegna. Alcuni fondi flessibili (una piccola percentuale di quelli presenti sul mercato, secondo me), fanno quello che davvero dovrebbero fare: ottenere una performance legata alle capacità e tecniche gestionali del gestore anziché al trend dei mercati. Quello postato su è l’esempio più eclatante che conosco (anche molti Hedge Fund utilizzano tecniche simili). Il problema è che questi prodotti utilizzano strumenti con leva finanziaria e tecniche a dir poco spregiudicate che ci impongono di farci la domanda “Ok, non mi sto esponendo al rischio dei mercati… ma a che rischio mi sto esponendo?”.
Inutile dire che utilizzarli diventa un atto di fede… e non sempre gli atti di fede vengono ripagati da queste divinità capricciose:
https://www.ilsole24ore.com/art/fondo-usa-imploso-due-giorni-80percento-migliaia-risparmiatori-lastrico-AEJ3XQJE?refresh_ce=1

Forse di fronte a simili incognite qualcuno preferirebbe un fondo tematico non flessibile ad un flessibile che opera con elevata leva finanziaria:

3- Tecnica ‘Alternativa’
Vi sono investimenti che, per loro natura, sono meno correlati di altri ai mercati finanziari (es. l’azionario tematico sui beni di ‘largo consumo’ oppure l’immobiliare), altri che ne sono completamente decorrelati (le valute), oppure che hanno carattere di ‘inversione’ nei loro confronti (indici Vix, Oro). Infine vi sono le vere e proprie posizioni ‘corte’ contro il mercato (short). In ultimo ci sono tematici così di nicchia che è difficile che il corso ‘proprio’ del loro settore pesi meno dell’influenza dei mercati circostanti (hanno di recente messo in circolazione un ETF persino sui Videogames). Tutti questi strumenti fatico a vederli raggruppati in un unico portafoglio coerente, ma possono rappresentare, secondo me, una valida (piccola) percentuale alternativa di una asset allocation (ovvero di una diversificazione in settori). Sono strumenti spesso estremamente volatili (oro, vix), che non producono ricchezza da sé nel lungo periodo se non ‘azzeccando la scommessa’ (valute, short), del tutto imprevedibili, oppure più ‘resilienti’ del resto del mercato ma in qualche modo correlati al mercato (es. azionario consumer staples o real estate). Potremmo tendenzialmente annoverare le tecniche a ‘bassa volatilità’ o ‘minima covarianza’ applicate da alcuni indici (riprodotti poi da ETF) come forme di market-neutrality alternativa… anche se in teoria abbassano la volatilità di un mercato, piuttosto che cercare di ‘staccarsene’, l’effetto finale è stato però un andamento più lineare che, nella curva dei rendimenti, ha avuto la conseguenza di un andamento che possiamo considerare più decorrelato di tanti altri.

4- Tecnica di Decorrelazione Strategica
La decorrelazione si può anche cercare di perseguirla non con i mattoncini che mettete nella costruzione del vostro portafoglio (fondi flessibili, polizze gestione separate e oro), ma anche attraverso delle strategie. Alcune strategie decorrelano, tendenzialmente, da alcuni fattori.
Il ‘value averaging’ (parliamo di ‘Piano d’Accumulo’ e capiamo tutti) è un metodo per frazionare l’entrata (o l’uscita) mediando il prezzo. Da che rischio decorrela? Dal rischio timing. Banalmente chi ha investito 1 milione di euro nello S&P il 5 settembre 2001 avrà avuto, dopo 5 anni, un risultato diverso di chi ha investito in quei 5 anni 16500 euro al mese a partire dal 5 settembre 2001. La distribuzione/accumulo (accumulare in alcuni asset il flusso cedolare/rendita distribuita) di un portafoglio per vedere il completamento di una ‘asset allocation’ non ad inizio orizzonte temporale ma verso la fine, è un altro. Ci sono tecniche di hedging, l’utilizzo di opzioni, gli stop loss, che utilizzano di più i trader e nella gestione del risparmio credo siano difficilissimi (e rischiosi) da applicare. Personalmente ho provato ad abbinare due portafogli estremi (Amore&Psiche) per mostrare non tanto un tentativo di applicazione di queste tecniche (e vedremo che effetti avrà rispetto ad altri portafogli, durante le flessioni che quasi sicuramente nei prossimi anni dovremo affrontare), ma anche per farne capire l’estrema difficoltà di applicazione (senza un consulente bravo, quantomeno… e non mi invidio a dover fare il rendiconto di quei ‘cosi’ ogni tre mesi). Il punto è che le strategie, salvo provare a combinarle anche con le tecniche 1,2 e 3, decorrelano ma all’interno del mercato, da singoli fattori, ma utilizzando ‘mattoncini’ comunque tendenzialmente correlati all’andamento dei mercati (sarà quindi una neutralità al mercato relativa).

P.C. 15/12/2019

2 commenti su “Tecniche di neutralità al mercato”

  1. Grande Bow! come sempre semplice,intuitivo ed estremamente interessante. Ma quanto chiedi per una consulenza?? ahah a parte gli scherzi, hai una mail personale o un canale dove poterne parlare?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto