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DIOGENE: un ‘lazy portfolio’ semplice ed economico

Last Updated on 27/07/2024 by bowman

Cosa è un ‘lazy portfolio’?
Si tratta di una strategia d’investimento basata sulla semplicità di creazione e di gestione. Il cosiddetto portafoglio ‘pigro’ è solitamente costruito con un basso numero di strumenti finanziari che richiedono ribilanciamenti molto rari, abbattendo significativamente i costi di transazione (in realtà molti dei portafogli da me simulati hanno carattere di pigrizia perché non sono da ribilanciarsi troppo spesso, tuttavia sono più strutturati di molti portafogli pigri classici).

L’efficacia di queste strategie si basa su alcune premesse:
1- Selezionare con attenzione gli strumenti che si utilizzano (ovviamente se ne mettono in portafoglio pochi quindi scegliere lo strumento sbagliato, o gestito male, compromette completamente il risultato, il ‘rischio strumento’ è elevato)
2- Applicare comunque una diversificazione, attraverso un’asset allocation che non concentri il rischio, ma sfrutti le potenzialità date dal mercato

I punti 1 e 2 fino ad una ventina d’anni fa erano difficili da realizzare.
Ho conosciuto persone che hanno portato avanti per decenni questo approccio che oggi definiremmo di ‘portafoglio pigro’ (aggiungere qualcosa ogni tanto all’investimento ‘seguendo’ pochi strumenti finanziari) utilizzando tipicamente singoli titoli azionari o obbligazionari. Ad esempio i BTP o le aziende di utilities (Acea, Enel etc…) che gestivano un capitale investito in infrastrutture e solitamente distribuivano dividendi interessanti erano spesso il ‘target’ di questa strategia (le azioni stanno lì, per anni, poi se guadagnano bene, altrimenti ci si basa sul dividendo e si aspetta un auspicato recupero). L’inefficienza di questo approccio allora era dovuto ovviamente ad un’esagerata concentrazione del rischio (rischio che però è anche rendimento, come mi ha dimostrato qualcuno che ha applicato per decenni questo approccio su azioni come Fiat che hanno avuto performance eccellenti, o su BTP dalla maturity molto lunga che in questo momento attraversano un momento di forte rivalutazione e di basso spread).

Fare la stessa cosa con dei fondi invece espone a costi ed a rischi legati alla gestione del fondo che su un lungo orizzonte temporale porta ugualmente delle enormi inefficienze.

Gli ETF sono strumenti che stanno prendendo sempre più piede e che da molti sono ritenuti ideali per la realizzazione efficace di un portafoglio ‘Lazy’. Tenere il costo di gestione dello strumento sotto lo 0,2% l’anno (che corrisponde ad intaccare il capitale iniziale di un 2% ogni 10 anni… e spendere in costi di wealth management quanto in imposta di bollo) ed operare ad esempio un solo ribilanciamento annuo, avvalendosi unicamente di 2 strumenti consente di realizzare sia il punto 1 (strumenti efficienti) che il punto 2 (strumenti diversificati) non rinunciando ad un premio che è dato dal rischio di mercato.

Le controindicazioni ovviamente esistono, oltre alla mia personale avversione alla semplificazione ed alla riduzione degli strumenti finanziari che da consulente e soprattutto da appassionato di strumenti finanziari mi risulta innaturale. La cosa è tuttavia comprensibile, è normale che chi ha studiato da chef non apprezzi il fast food… ma se poi il piatto del fast food risultasse più genuino, nutriente e gustoso della portata dello chef? Io ritengo che in realtà il piatto del fast food in questo caso risulterà solo più gustoso e farà più felici i nostri bambini della ricetta dello chef, nascondendo qualche potenziale controindicazione ‘alimentare’… ma staremo a vedere.

Ecco che quindi non può mancare tra le mie simulazioni un ‘lazy portfolio’ in modo da poter confrontare questa strategia d’investimento con tutte le altre, ma anche capire a cosa si va incontro.

I rischi del ‘lazy portfolio’ secondo me sono nell’eccessiva semplificazione: gestire un investimento non è la stessa cosa che digitare un ISIN sul Home Banking o fare un grafico incrociando due ETF su Quantalys. La strategia ‘lazy portfolio’ invoglia molti al ‘fai da te’ ed alla semplicizzazione. Che è una cosa ottima, formativa ed innocua su piccoli importi, ma può dare poi gravi problemi di insonnia se in cerca di semplicità ci si butta ad investire senza esperienza e consapevolezza importi rilevanti.

Vado quindi a creare il mio ‘lazy portfolio’, e ovviamente ne scelgo una versione estrema: costi minimi, 2 soli ETF, 1 solo ribilanciamento annuo. Questo per non confonderlo con altri portafogli, come Damocle, che potrebbero a loro volta essere inquadrati come portafogli Lazy (pochi strumenti, semplici ribilanciamenti), ma che non raggiungono l’estrema configurazione a 2 ETF. Il seguire l’andamento futuro di questo portafoglio potrà essere interessante ed istruttivo per capire quali problematiche e questioni si porranno di fronte al gestore di un simile investimento.

Andiamo a conoscere il nostro Diogene:

Prima di andare ad infilare Diogene nella sua botte, andiamo ad analizzare la sua effettiva composizione, come dicevamo gli strumenti vanno selezionati con attenzione quando ci si avvale di solo 2 cavalli per far correre il nostro portafoglio.
Il titolo UBS sul MSCI World è l’unico disponibile su ETFPlus oggi che riproduce in maniera fisica completa i 1651 titoli del popolare indice, è quindi molto ben diversificato. Il iShare Core Euro Gov. invece investe in titoli di stato europei e ne replica fisicamente oltre 364 distribuiti sui diversi paesi dell’unione. Abbiamo quindi riassunto oltre 2000 strumenti finanziari in due ISIN.
Perché ho abbinato solo un governativo Europa al MSCI World?
Dato che il MSCI World è molto sbilanciato sul rischio valuta, per ridurre sotto il 45% il rischio valuta voglio investire in un obbligazionario in euro, non con hedging o che includa GBP o altre valute pan-europee. Potevo scegliere un ETF che aggregasse più titoli obbligazionari (es. corporate+titoli di stato), ma dato che parto con un 50% di portafoglio azionario ho giudicato che il governativo puro è tendenzialmente più decorrelato dall’azionario dei titoli con maggiore dividend yield (quali le obbligazioni societarie, soprattutto se con rating pari o inferiore a BBB).
L’asset allocation finale del portafoglio non è banale come la sua divisione in 2 strumenti suggerirebbe:
31,5% Azionario USA 9% Azionario Europa 4,1% Azionario Giappone 4% Azionario del Pacifico ex-Giappone ma che include Canada, 1,3% altro azionario, 50% governativo Europa (in primis Francia, poi Italia, Germania, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Irlanda, Finlandia).
L’asset allocation esclude ovviamente molte cose interessanti: tutto il mondo emergente e tutto l’obbligazionario tradizionalmente considerato più speculativo, ma questo non impedisce di ritenere efficiente questo paniere secondo le teorie di Markowitz.

Metodologia di gestione: pigra, molto pigra. I due ipotetici strumenti sono correlati ad un conto corrente (magari senza costi) su cui si accumulano i dividendi e si addebita l’imposta di bollo. In corrispondenza dell’anniversario del portafoglio accumulerò i dividendi con sottoscrizioni successive del iShares Core Euro Government Bond.
Perché questa scelta di titoli a distribuzione che accumulano solo sul governativo?
Il motivo è che un portafoglio “Lazy” non è privo di strategia. Non voglio, come molti ‘consigliano’ affibbiare un orizzonte temporale di 10 anni o più a questo portafoglio. Non solo per motivi anagrafici, ma anche perché la scelta di un orizzonte temporale lunghissimo (io considero lungo l’orizzonte temporale dai 6 anni in su) su pochi strumenti è un modo di vincere facile da consulente che vuole una conferma alle sue tesi per convincere l’investitore con un grafico del prodotto su lungo termine. Mi ricorda quelle società di gestione del risparmio che alle loro convention fanno vedere la performance dei loro titoli a partire dal 1987 (anno di forte ribasso delle quotazioni ovviamente) e poi si gloriano di ‘quanto sono cresciuti’.
Ok, io assegno un orizzonte temporale a 6 anni. Per perseguirlo e dare una limatina al rischio vado ad accumulare sul governativo, questo mi permette di spostare l’asset allocation da un bilanciato perfetto (50% azionario e 50% governativo) leggermente verso l’asset che tra i due si è dimostrato storicamente più stabile, ma anche mediare in un periodo di rendimenti negativi sull’euro, dei prezzi che potrebbero affrontare una certa volatilità quanto a NAV del nostro iShares Core Euro Government Bond.

E i costi? Il costo di Diogene è da record, ha un TER di 0,195% l’anno. Oltre a 3-5 euro l’anno per il singolo acquisto di quote del ETF governativo ed all’imposta di bollo dello Stato. Grossomodo se il capitale fosse di 100mila euro in 6 anni avremmo un’incidenza di costi per 1200 euro. Può sembrare tanto, detto così, ma se il 99% dei consulenti finanziari italiani presentasse ai propri risparmiatori i costi complessivi previsti per i prossimi 6 anni di orizzonte temporale dell’investimento, assicuro che sarebbe un importo molto, ma molto, più significativo.

E adesso infiliamoci pigramente nella botte di Diogene per 12 mesi.

P.C. 29/10/2019

4 commenti su “DIOGENE: un ‘lazy portfolio’ semplice ed economico”

  1. Ciao,
    prima di tutto ti faccio i complimenti per il tuo blog, veramente fuori dal coro rispetto ad altri siti di finanza che copiano & incollano sempre le stesse cose.

    Una domanda, perche` per l'MSCI World usi LU0340285161 e non IE00B4X9L533 ?

    Per le mie limitate conoscenze quest'ultimo:
    costa la meta` (0.15 vs 0.30)
    e` di dimensioni grandi (1322 vs 1032)
    e` domiciliato in Irlanda quindi se non sbaglio evita la doppia tassazione sui dividendi delle societa` statunitensi

    L'unico problema e` la replica a campione mentre tu nell'articolo cerchi la replica fisica completa, e` un fattore cosi` determinante nella scelta di un ETF?

    Grazie mille e continua cosi`

  2. Ciao, a seconda dei portafogli alle volte uso HSBC anziché UBS. La differenza è minima (negli ultimi anni il HSBC è ha reso circa un 1% lordo in più del UBS). Qui la ragione era impostare un portafoglio di lungo periodo a replica totalmente fisica per cercare di ridurre il tracking error (infatti se guardi sui report di borsaitaliana il UBS ha scarti minimi). Nel 2008, quando ci fu il crollo delle borse (e del MSCI World) sorsero molte polemiche sugli ETF a replica sintetica etc… (all'epoca molti erano swap-based) e infatti in quel periodo iniziarono a uscire quelli come HSBC e UBS a replica fisica. Comunque, appunto, la differenza è molto ridotta. Lo 0,15% in più di fatto è dovuto alla modalità di replica, senz'altro più costosa. Quanto alla fiscalità il Lussemburgo è un piccolo paradiso fiscale per le società d'investimento, quindi non credo sia molto svantaggiato rispetto all'Irlanda (altrimenti tutti i fondi lussemburghesi dovrebbero sotto-performare rispetto a quelli irlandesi).

  3. Tutte considerazioni meritevoli di riflessione. A questo punto mi viene da domandarmi: posto che l'obbligazionario dovrebbe svolgere la funzione di decorrelare ed attenuare il rischio del ptf, ma che in questa fase particolare anche l'obbligazionario presenta dei rischi "nuovi" e in passato poco conosciuti, non sarà forse meglio, in attesa di un'evoluzione dei tassi nei prossimi anni, iniziare un PAC sul solo azionario globale? eventualmente andando ad investire qualche somma extra in caso di storni di un certo livello…

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