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BOND Sovranazionali come alternativa al Conto Deposito?

Last Updated on 26/07/2024 by bowman

Oggi su internet trovo l’offerta di un redditizio conto deposito di CherryBank al 3,2%. E’ il più redditizio che ho trovato. Tassi impensabili fino a pochi mesi fa. Cherry Bank è un’impresa iscritta all’albo delle banche nata nel 2020, come fusione tra la Cherry106 e il Banco delle Tre Venezie, il cui core business si basa su un’attività di acquisto di crediti deteriorati che vengono poi lavorati per il recupero. Essendo iscritta all’Albo delle Banche (ABI) i depositanti presso questa società, in caso di bail in, possono chiedere rimborso fino a 100mila euro al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, istituito privatamente tra le banche dell’ABI.

Anche considerando nullo il rischio, il rendimento del 3,2% (2,37% netto) vale per le somme vincolate 120 mesi, sui vincoli a 48 mesi vale 2,75% (circa 2% netto). E con una società del genere possiamo immaginare che VINCOLO sia un’effettiva perdita di possesso di tali somme fino a data.

E se invece esistesse un “conto deposito” intorno al 2%, oltretutto tassato al 12,5%, oltretutto in grado di assorbire minusvalenze pregresse (e quindi poter essere incassato ‘al lordo’), non affidato ad una banca che opera principalmente online o nel factoring o nella ristrutturazione del debito (soprattutto in periodi di recessione e con le normative sul salvataggio interno che in Europa non tutelano molto i depositanti), bensì ad un ente più forte dello Stato, con un rating superiore al debito italiano ma anche ai bond emessi in Italia (ricordiamo che Cassa Depositi e Prestiti è BBB), salvaguardando quindi il mio capitale al di fuori dei confini italiani ed in maniera ‘sovranazionale’, con grossomodo tutta l’Unione Europea come garante o quasi?

Stiamo parlando dell’attuale situazione delle obbligazioni Sovranazionali Europee a BREVE termine (1-5 anni), che alla data di venerdì 23 settembre 2022 appare la seguente:

Si tratta, in termini di conservazione del capitale, forse dell’investimento più sicuro che mi viene in mente. Sono gli strumenti utilizzati dagli istituzionali europei per conservare i loro grandi capitali con garanzia di solvibilità pressoché totale a prescindere dagli scenari economici e geopolitici. Sicuramente pagano un prezzo in termini di sotto-rendimento rispetto ad un’obbligazione italiana, rumena o greca, ma come vediamo il rendimento non è affatto negativo e probabilmente a livello di efficienza (rendimento/rischio al netto dei costi) batte quasi tutta la gestione del risparmio ‘commerciale’ e molti conti deposito di aziende che hanno bisogno di cash per operazioni di ristrutturazione del debito problematico e per factoring (acquisto di crediti verso istituzionali in primis). Oltre alle enormi agevolazioni fiscali e legali (ad esempio su questi non si pagano tasse di successione… altro che polizze ”unit linked”).

Con durate brevi anche il rischio tassi è controllato. La domanda è perché depositare grandi somme su un piccolo istituto finanziario italiano (o greco, o rumeno etc…) quando l’Unione Europea 2024 mi da un 1,87% annuo?

L’uomo comune giustamente mi chiederà “sì, ma che è ‘sta roba?” e quindi una piccola spiegazione è dovuta:

EUROPEAN INVESTMENT BANK (BEI): la BEI è la banca d’investimento dell’Unione Europea, di proprietà degli Stati membri, nonché uno dei più grandi istituti di credito sovranazionale al mondo. E’ valutata con AAA da tutte le principali società di rating.

KREDITANSTALT FUR WIEDERAUFBAU (KFW): è una banca pubblica tedesca posseduta al 80% dal governo federale ed al 20% dai lander, ed equivale alla Cassa Depositi e Prestiti italiana. Non è propriamente un sovranazionale, ma possiamo equipararla ad un governativo tedesco. E’ una delle poche banche europee che è dispensata dall’applicazione delle normative europee e dalle direttive BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive). Di fatto si finanzia con garanzia pubblica tedesca, ma oltretutto vanta forti ricavi da tariffe di mercato essendo un’istituto di partecipazioni federali. E’ valutata con AAA da tutte le principali società di rating.

EUROPEAN FINANCIAL STABILITY FACILITY (EFSF): è un’istituzione finanziata da tutti i paesi della zona euro per affrontare eventuali crisi del debito sovrano europeo. Finanzia gli Stati in difficoltà economiche. E’ valutata con AAA da tutte le principali società di rating.

EUROPEAN STABILITY MECHANISM (ESM): detto anche Fondo salva-Stati, istituito dai paesi della zona Euro, eroga finanziamenti a Stati in difficoltà economiche a patto che applichino delle restrittive riforme economiche. E’ valutato con rating da AAA a AA1 da tutte le principali società di rating.

EUROPEAN UNION: i bond emessi come European Union, in attesa di veri e propri Eurobond, sono emessi congiuntamente dalla EFSF e dall’unione politica ed economica dei 27 Stati membri (non solo dell’Eurozona). Hanno rating AAA.

Spero di aver chiarito le opportunità che le istituzioni europee stanno mettendo a disposizione (questi bond hanno tutti taglio minimo 1000 euro) in maniera utile e sintetica, anche se certamente i vostri Private Banker e le vostre Banche vi avranno già fatto presente la possibilità di remunerare il capitale ‘certo’ con simili opportunità. Senz’altro un ulteriore rialzo dei tassi a breve termine (la prossima riunione della BCE in materia è prevista per il 1 novembre) incrementerà il rendimento di questi bond.

P.C. 24.09.2022

13 commenti su “BOND Sovranazionali come alternativa al Conto Deposito?”

  1. Già, ma nel frattempo e fino alla scadenza potrebbero calare di valore e se uno volesse rientrare in possesso del capitale prima della scadenza questo sarebbe un problema.

  2. Per questo sto elencando quelli a 1-5 anni. Tenendo conto che per un conto deposito vincolato vale lo stesso discorso con la differenza che il calo di "valore" non lo vedi perché è illiquido

  3. ciao Bow, mi affaccio da poche settimane alle obbligazioni, trovo i tuoi approfondimenti sempre eccezionalmente interessanti, quando dici che sono strumenti in grado di assorbire le minusvalenze pregresse cosa intendi? grazie!!

  4. @Lanci. Quando vendi uno strumento finanziario in perdita, questa 'perdita' può essere compensata fiscalmente con il primo strumento finanziario venduto in guadagno nei 4 anni successivi a quello in cui hai fatto l'operazione. Ad esempio se OGGI esci da un fondo perdendo 7000 euro, fino al 31.12.2026 hai tempo per vendere un altro titolo in guadagno e non pagare le tasse (26% su azioni e obbligazioni societarie) sui primi 7000 euro di guadagno che realizzerai. Questo è giusto, altrimenti se io vendo un'azione perdendo 7000 e domani ne vendo un'altra guadagnando 7000 non sono andato 'pari', ma in perdita dei 1820 euro di tasse che pagherei senza minusvalenza accantonata sulla seconda. Il problema è che alcuni strumenti finanziari come i fondi comuni d'investimento e le polizze non 'compensano'. Quindi se hai due fondi: uno guadagna 7000 e l'altro perde 7000 e li vendi insieme ti trovi 1820 euro in meno per tasse pagate allo Stato. Sono anche gli strumenti che i 'finti' consulenti (secondo me, anche se iscritti ad Albo così ribattezzato), ovvero gli agenti di commercio che vivono di provvigione su quello che piazzano, guardacaso collocano in maniera quasi esclusiva, con la conseguenza di avere risparmiatori che per decenni comprano e vendono, credono di guadagnare ed hanno magari centinaia di migliaia di minusvalenze pregresse da 'recuperare' che vengono lasciate scadere: soldi buttati. Ora, questi strumenti che ho suggerito possono essere utilizzati da chi ha di queste minusvalenze per recuperarle. Guadagnare un 26% di aliquota fiscale non è uno scherzo… magari anni di investimento guadagnati a rischio zero.

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